Matteo Salvatore: due nomi, manco un cognome

di Vittorio Continellii e Luana Giacovelli
con Vittorio Continelli
musiche eseguite dal vivo da Francesco Maggiore
durata: 50’ tecnica: teatro canzone

“Quando ti sei fatto scalzo estate e inverno, hai pregato dio e il padrone per lavorare dieci, quindici giorni l’anno e poi basta, quando ti sei scorticato sotto il sole e sotto la neve (che in Puglia l’inverno nevica, altroché!), quando ci hai messo un mese intero per farti da casa tua fino a Roma. Un mese sano, sano da una stalla all’altra, da un carretto all’altro. Un lavoro praticamente”.

Matteo Salvatore: due nomi, manco un cognome è la storia di una disfatta o forse no. Un attore e un musicista raccontano di un uomo. Testo, musica e canzoni si alternano, si inseguono, finiscono per mescolarsi in una messa in scena semplice e diretta: suono e parola, fame nera e successo, candore e furbizia spicciola. Ci sono vite avventurose e dolorosissime che vanno raccontate, vite che producono testimonianze senza pari di un momento storico o di un territorio particolare. Matteo Salvatore è stato molte cose e di queste cose è stato tutto il contrario, cantore della classe contadina più sfruttata e affamata della storia del ‘900 e insieme simbolo di riscatto che non arriva mai all’affrancamento totale. Un sogno infranto, una corsa interrotta a un metro dl traguardo. Proviamo a raccontare questa storia tenendo insieme suoni, parole, canzoni, contraddizioni, aneddoti, successi della vita di un poeta, inconsapevole.

“La poesia, non te la puoi magna’ e allora la fame resta. Restano la fame e la poesia. Insomma alla fine ci hai soltanto un problema in più: non soltanto si’ morto di fame, mo si’ diventato pure poeta, profeta”.

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